mercoledì 17 novembre 2010

SEZIONE RACCONTI:IL PIACERE DELLA FANTASIA.

"NANI"
Sono Pietro Lanfranchi, ho 54 anni e da due sono un homeless. Adesso ci chiamano così ma siamo barboni , barboni che hanno deciso di trascinare la propria vita ai margini o sono stati costretti dalla vita a vivere sul confine della sopravvivenza.
Io ho deciso di cambiare la mia esistenza cosi', una mattina d'autunno senza un apparente motivo. Avevo una moglie, due figlie, una casa, un lavoro comune. La mia era una delle tante vite che non sentivo più, non mi apparteneva e tutto ciò che ero e che facevo era come "scollato" dalla parte più profonda di me. Ci ho riflettuto a lungo prima di caricare il mio zaino in spalla ed andare in strada. Ho pensato a lungo a tutto ciò che avrei perso, ma qualcosa dentro di me continuava a punzecchiarmi così il 9 novembre 2008 ho scritto una breve lettera ai miei, ho preso un treno e sono sparito. Il tempo che mi rimaneva davanti sarebbe appartenuto ad un altra vita, il mio nome sarebbe diventato " Nani". La cosa più dura che dovetti affrontare fu il periodo dell'anno in cui presi quella decisione....novembre con l'inverno alle porte ed io non abituato a sfidare il freddo. La seconda cosa più dura della quale mi resi conto immediatamente non era tanto mangiare, poichè qualche spicciolo per un panino si trovava sempre, non era dormire perchè perlomeno all'inizio, dormivo nella sala d'aspetto della stazione ma era lavarsi, cambiarsi, farsi la barba. Dopo dieci giorni che non ti fai una toeletta cominci a puzzare, la barba è incolta, i capelli unti e si nota che sei trasandato. Ma ancora la mascheri e magari nel bagno di qualche bar ancora ti fanno entrare. Alle stazioni no. Sembrerà strano ma i bagni sono diventati controllati e a pagamento. Devo ringraziare che per ora ci fanno dormire ......

E' il 14 dicembre, è poco più di un mese che sono barbone. Sono seduto sulla panchina di via Venezia ed osservo la gente,le vetrine, le luci. Fra poco è Natale, la festa più familiare dell'anno ma io non so perchè non riesco più a pensare alla mia. So che mi hanno cercato, so che stanno soffrendo ma non riesco a sentire nulla.Oramai sono "Nani" sono un altro da me, quello che ero non mi appartiene più.
Adoro la mia libertà pagata col freddo, la fame e (per ora) i piccoli malanni non curati. Adoro non avere una meta, un obbligo, dei canali sociali sono un sacco d'immondizia gettato in una discarica che si riforma infinite volte. 

4 commenti:

  1. "Il tempo che mi rimaneva davanti sarebbe appartenuto ad un altra vita"
    questa frase è fantastica
    :)

    RispondiElimina
  2. Io credo che tale libertà la pagano, senza scelta, le persone che credono di volergli bene.
    Poi se come lui vogliano più bene a loro stessi ed alle loro insicurezze, piuttosto che a lui è tutto da appurare...
    Non approvo le fughe totali, sanno di personalità irrisolta, e troppo spesso consumano libertà di altri.

    RispondiElimina
  3. Jazz@Grazie :)
    Lucignolo@ Per fare una scelta del genere ci vuole anche un gran coraggio però.....è come un suicidio e difatto se la tua persona non riesci più a sentirla non so se è più egoista stare o partire.....perchè sai il personaggio di cui ho raccontato fa una scelta meditata e consapevole, non si trova sulla strada per i colpi di coda della vita. Scelta totale senza la benchè minima sfumatura.....

    RispondiElimina
  4. "Adoro non avere una meta, un obbligo"..., trovo che il personaggio di cui tratti sacappa per sfuggire alle responsabilità;
    noto che gli pesa la mancanza di pulizia...

    RispondiElimina